Perché la fine fa così tanta paura? In fondo è l’unica certezza che si ha: si guadagna per spendere, si esce per rientrare, si mangia per consumare o meglio dire defecare, e così ogni altra cosa, inclusa la vita stessa. In fondo quello che fa più paura non è la fine ma il mancato l’inizio di quello che si è realmente voluto e mai tentato.
Why the end scares so much? Finally it is the only certainty we have: you earn to spend, you leave to return, you eat to consume or rather defecate, and so everything else, including life itself. Basically what is more frightening is not the end but the missed beginning of what really you wanted and never tried.
Verissimo.
🙂
Infatti, meno paura si ha di vivere a proprio modo, meno si ha paura di morire 🙂
o almeno meno tempo per pensarci 🙂
Eh no, si mangia per vivere, e i rifiuti possono essere ancora utili come concime.
FORTE! dipende da cosa si mangia 🙂
Ma sai qual è il massimo? Che si mangia per vivere, si lavora per mangiare e poi si fatica per dimagrire (e magari si paga qualcuno per riuscirci meglio) 😉
wow! mi piace! hai reso proprio l’idea!
Solo che la seconda affermazione annulla, o anche nega, l’altra, sono aspetti del nostro vivere.
A tutto non c’è mai certezza, fuorché un evento la morte, che non risparmia nessuno.
e le TASSE!
Vero fino a un certo punto. Si possono sempre evadere e farla franca.
mah..
é notevolmente vergognoso.
L’altra sera guardavo Crozza, la cosa che mi incuriosiva e mi faceva mostruosamente rabbia vedere un pubblico che alle battute di attualità diveute satira crepavano dal ridere. Ma in realtà da ridere cera molto poco, visto i tagli a cui l’Italia è stata sottoposta, vedi la ricerca, l’istruzione …
Le tasse aumentano ed il loro fine qual’è?
preferisco non pensarci. le pago e basta!
Verissimo
Grazie
Pensavi fossi scoparso, ma come vedi non è così.
é perfettamente corretto ogni processo iniziato porta ad una fine, cioè fine di produzione.
Il pensiero cambia quando in discussione si mette il processo biologico della nostra vita; in questo caso la fine porta verso il senso della paura. Quanto si crede in Dio e quanto è radicata in te la fede, da premettere che la fede è un dono ( san francesco d’assise).
Avrei tante cose da aggiungere ma ci sarà tempo in un dopo tempo.
Saluti cara amica mia.
ei! Gaetano! Grandissimo!
Alla fine di qualcosa, si sa che non c’è ritorno.
Mentre nel caso di un inizio mai avviato ci può essere sempre la speranza di dargli corso, prima o poi.
Perchè dici: paura?!
paura della consapevolezza di non aver vissuto!
Be Happy! Dai tempo al tempo, e vedrai che se non ci pensi tu ci pensa la vita a coinvolgerti. Da dissiparti la paura della consapevolezza di non aver vissuto. (D’altra parte, l’aver vissuto è anche sinonimo di avere subito tante-tantissime paure! Sic! 🙂 ).
cioè paura di non essersi realizzati, di non aver vissuto a fondo le opportunità che sono passate accanto senza rendersene nemmeno conto.
Leggo questa tua postilla, solo adesso dopo il mio commento sopra. E questa tua precisazione vira un attimo quanto io ti ho detto.
Infatti, penso che ad ogni istante ci siano delle opportunità che ci passano accanto. Ripeto: ad ogni istante. Quindi, se pensi di averne perse, pensa però al momento che stai vivendo e al futuro. Guai se ti cristallizzi.
Sei in un mare e le onde ti toccano continuamente. Sei hai la mente sgombra, aperta, prima o poi la becchi l’onda amica da cavalcare.
Il mare è quello che è, sei tu che devi essere disponibile, pronta allo scatto.
(Mi è facile parlare perchè non sono io in ballo, non mi meraviglierei se prima o poi capitasse anche a me di fare le stesse tue riflessioni! 🙂 )
mi sa che devo fare qualche lezione di surf allora! 🙂